Davvero non comprendo il motivo per il quale Alberto Cirio, per parlare di sport, abbia dovuto far riferimento ad un periodo buio per il nostro paese.
A breve approderà in Consiglio regionale un disegno di legge in materia di promozione dell’attività sportiva che cita tra le finalità la diffusione della cultura delle pari opportunità, dell’integrazione e dell’inclusione sociale, il potenziamento di strumenti di prevenzione e di contrasto a fenomeni di disagio e di emarginazione. Questi sono valori che nulla hanno a che vedere con la dottrina fascista, discriminatoria e violenta per definizione.
Forse Cirio non ricorda che nel ventennio fascista lo sport era sì pratica consolidata, ma solo perchè considerato un mezzo per creare uomini duri e pronti a combattere, atleti aggressivi e donne forti e utili solo a procreare e badare alle faccende domestiche.
Le politiche di promozione e incentivo devono basarsi su principi e valori sani che non sono di certo quelli propinati dalla dottrina fascista. Quella realtà è stata sconfitta e se deve essere ricordata, che sia fatto per non ricommettere quegli stessi errori.
Sarah Disabato, Consigliere regionale M5S Piemonte
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